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Sonetto sul massacro dei cristiani in Bulgaria - Oscar Wilde


Cristo, vivi davvero? o sono ancor le tue ossa
Irrigidite nel sepolcro scavato dentro la roccia,
E fu la tua resurrezione soltanto sognata
Da colei che l’amore di te da ogni colpa redense?
Poiché qui l’aria orridamente risuona di gemiti umani,
I sacerdoti che invocano il tuo nome vengono uccisi.
Non odi l’amaro straziato lamento
Di coloro i cui figli giacciono sopra le pietre?
Scendi, Figlio di Dio! una tenebra impura
Copre la terra e nella notte senza lume di stelle
Sopra la tua Croce campeggiare la Mezzaluna io vedo.
Se in verità tu squarciasti la tomba,
Scendi, Figlio dell’Uomo, e la tua potenza dimostra,
Perché Maometto non cinga la corona in tua vece.

La poesia si riferisce al massacro di Batak nel 1876 di forse 5.000 uomini, donne e bambini da parte delle truppe musulmane durante la cosiddetta rivolta d'aprile contro l'Impero Ottomano.

CHRIST, dost thou live indeed? or are thy bones
Still straightened in their rock-hewn sepulchre?
And was thy Rising only dreamed by Her
Whose love of thee for all her sin atones?
For here the air is horrid with men’s groans,
The priests who call upon thy name are slain,
Dost thou not hear the bitter wail of pain
From those whose children lie upon the stones?
Come down, O Son of God! incestuous gloom
Curtains the land, and through the starless night
Over thy Cross the Crescent moon I see!
If thou in very truth didst burst the tomb
Come down, O Son of Man! and show thy might,
Lest Mahomet be crowned instead of Thee!

Poems (1881), Oscar Wilde

Ragazze di Creta



Ragazze Di Creta a tempo
danzavano lievi sui piedi
attorno all'ara adorna
calpestando dolcemente
la morbida erba fiorita.

Poesie, Saffo


Le osservazioni di Jan Potocki su Erodoto


Perché Erodoto fa di nuovo con me il viaggio della Scizia, ventidue secoli dopo esserci stato di persona. In questo intervallo di tempo cento popoli differenti hanno abitato queste regioni, le rovine delle loro città coprono il deserto, ma non si conosce più il nome di queste città. Cento re e mille guerrieri famosi hanno disseminato le pianure dei loro sepolcri, ma non si conosce più il nome di questi re e di questi guerrieri. Tuttavia Erodoto esiste ancora tutto intero. Mi parla nella sua lingua, peso ciascuna delle sue parole, delle quali temo di perderne anche una sola e che ascolto con più piacere di quanto ne trovi nella conversazione con molti miei contemporanei. Benediciamo quindi lo studio degli storici che ci hanno tramandato simili piaceri.

Nel visitare la Russia meridionale Potocki si mette sulle orme dello storico greco, cercando di ritrovare nella Scizia i resti di quanto Erodoto stesso aveva visto e descritto.

Nel Libro IV delle Storie Erodoto racconta la seguente leggenda sulle origini degli Sciti:

Bassorilievo ritraente Erodoto
(Museo del Louvre).
A sentire gli Sciti, il loro sarebbe fra tutti il popolo più recente e avrebbe avuto origine come segue. In quella regione, allora desertica, nacque un primo uomo, che si chiamava Targitao; padre e madre di questo Targitao, dicono (per conto mio non è credibile, ma insomma così dicono), sarebbero stati Zeus e la figlia del fiume Boristene (Dnepr). Nato dunque da tali genitori, Targitao ebbe tre figli, Lipossai, Arpossai e Colassai, il più giovane dei tre. Durante il loro regno sul suolo della Scizia caddero dal cielo degli oggetti d'oro, un aratro, col suo giogo, un'ascia bipenne e una coppa. Il più vecchio dei fratelli li vide per primo e subito si avvicinò per afferrarli; ma mentre si avvicinava l'oro divenne infuocato. Egli allora si ritrasse e si fece sotto il secondo fratello, ma l'oro di nuovo reagì come prima. L'oro arroventandosi si difese dai primi due, ma al sopraggiungere del terzo fratello, il più giovane, smise di essere incandescente, e lui poté portarselo a casa. Al che i due fratelli maggiori di comune accordo cedettero al più giovane l'intero regno.
...I re custodiscono l'oro sacro con la massima cura e ogni anno lo venerano con grandi sacrifici propiziatori. Se durante la festa uno dei custodi dell'oro si addormenta all'aperto, costui, dicono gli Sciti, non arriva alla fine dell'anno; perciò gli regalano tanta terra quanta riesca a percorrerne in un giorno a cavallo. Essendo il paese sterminato, Colassai lo spartì in tre regni fra i propri figli, assegnando un territorio maggiore al regno in cui viene custodito l'oro. I territori situati verso nord oltre le estreme regioni abitate della Scizia non si possono né vedere né attraversare più di tanto, si dice, perché vi cadono piume: il suolo e l'aria ne sarebbero pieni, e le piume appunto impedirebbero la visuale.
Pettorale d'oro
Museum of Historical Treasures of Ukraine
Coppа d'oro
Placca d'oro forata per essere cucita - scita a cavallo
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